Se lavori con un sito web – che tu sia imprenditore, SEO specialist, marketer o sviluppatore – c’è uno strumento che non puoi ignorare: Google Search Console. Non è solo un “pannello per webmaster”, ma il collegamento diretto con Google, l’unica fonte ufficiale che ti dice come il motore di ricerca vede le tue pagine, quali query generano traffico e dove stai perdendo opportunità.
Questa guida nasce con un obiettivo chiaro: darti la risorsa definitiva, aggiornata al 2025, che unisce teoria, pratica e casi reali. Non troverai spiegazioni astratte, ma flussi di lavoro concreti, playbook tecnici, template pronti e checklist operative.
Ecco cosa troverai all’interno:
Partiamo dalle basi: cos’è Google Search Console, cosa fa (e cosa non fa), e perché è diversa dai classici tool SEO.
Ti aggiorno sulle novità 2024–2025: dal nuovo INP nei Core Web Vitals alle raccomandazioni automatiche, fino all’integrazione con Merchant Center e GA4.
Ti spiego come fare un setup impeccabile in meno di 30 minuti: proprietà dominio, sitemap, utenti e alert.
Vediamo i dati di GSC, i loro limiti e i trucchi per leggerli senza cadere in fraintendimenti.
Analizziamo nel dettaglio i principali report: Performance (query, CTR, impression), Page Indexing, Link, Core Web Vitals, Discover e News.
Ti fornisco un workflow settimanale da 45 minuti per non perderti nei dati e mantenere un miglioramento costante.
Troverai un playbook di risoluzione problemi tecnici: errori 404, duplicati, rendering JS, thin content.
Condivido casi d’uso reali: blog, newsroom, e-commerce, migrazioni.
Avrai a disposizione template pronti (title, meta description, FAQ) per migliorare subito CTR e snippet.
Per i più tecnici, esploriamo API, BigQuery e automazioni per scalare su grandi siti.
Infine, un glossario minimo per avere sempre a portata di mano i termini chiave.
Che cos’è Google Search Console (e cosa non è)
Google Search Console (GSC) è spesso descritta come “il pannello gratuito per monitorare i siti su Google”. Ma ridurla a questo è come dire che un cruscotto d’auto serve solo a vedere la velocità. In realtà, la console è:
Un osservatorio privilegiato: nessun altro strumento SEO ha accesso ai dati diretti di Google su come il tuo sito appare nei risultati di ricerca.
Un sistema di allerta precoce: se ci sono problemi di indicizzazione, sicurezza, esperienza utente o contenuti duplicati, GSC te li segnala.
Un ponte di comunicazione: mette in dialogo SEO, sviluppatori, content editor e imprenditori perché fornisce dati ufficiali, non stime.
Una leva strategica: non solo individua errori, ma ti mostra opportunità di crescita invisibili ad altri strumenti.
Cosa è, in pratica:
Una centrale diagnostica: controlla che le tue pagine siano viste, scansionate, comprese e indicizzate.
Un termometro delle performance: clic, impression, CTR e posizione media sulle query reali che portano traffico.
Un assistente alla UX: grazie ai report sui Core Web Vitals ti dice se gli utenti vedono le tue pagine come veloci e usabili.
Un radar di sicurezza: ti avvisa di malware, hack, problemi HTTPS o azioni manuali.
Un collaboratore invisibile: ogni volta che aggiorni contenuti strategici, puoi forzare la scansione con il pulsante “Request indexing”.
Cosa non è:
Non è un SEO tool predittivo come Semrush, SEOZoom o Ahrefs: non ti dirà quali keyword potresti posizionare, ma solo quelle che stai già intercettando.
Non è una web analytics: non ti mostra cosa succede dentro il sito (bounce rate, conversioni, funnel). Questo è il ruolo di GA4.
Non è un motore di ranking live: la “posizione media” è una media ponderata su impressioni, non un ranking istantaneo.
Non è opzionale per essere in SERP: Google può indicizzare il tuo sito anche senza GSC, ma senza la console navighi senza bussola.
Perché è cruciale capirlo bene
Un errore comune è aspettarsi che GSC faccia tutto: keyword research, analisi competitor, contenuti, link building. Invece, la sua forza è capacità fornire dati ufficiali sui comportamenti reali in SERP e sullo stato tecnico del sito.
Il trucco è usarla insieme ad altri strumenti:
con GA4 → per capire cosa succede dopo il clic.
con tool di crawling (Screaming Frog, Sitebulb) → per simulare come Googlebot scansiona il sito.
con SEOZoom/Semrush → per stimare mercati e keyword future.
Mini-workflow: “Primi 15 minuti con GSC”
Entra nella sezione Performance e seleziona ultimi 28 giorni.
Ordina per impression e individua query con CTR sotto la media.
Vai su Page indexing e controlla se hai “Crawled, not indexed” o “Duplicate, Google chose different canonical”.
Apri Core Web Vitals e verifica quante URL sono “poor” su mobile.
Annota 3 micro-azioni concrete (es. “riscrivere title per X”, “inserire link interno su Y”, “comprimere immagine hero su Z”).
FAQ della sezione
Google Search Console è obbligatoria per essere su Google?
No. Google può scansionare e indicizzare senza che tu abbia mai aperto GSC. Ma senza console non hai accesso ai dati ufficiali.
Devo scegliere GSC o SEOZoom?
Non è un aut-aut. GSC ti dà il dato ufficiale e retrospettivo, SEOZoom il predittivo e comparativo. Lavorano meglio insieme.
Perché vedo meno keyword in GSC rispetto ad altri strumenti?
Per motivi di privacy, Google filtra le query rare; i totali includono tutto, ma la lista dettagliata può essere più corta.
Novità 2024–2025: cosa è cambiato in Google Search Console e perché ti riguarda
Google Search Console non è mai stata statica: Google aggiorna costantemente il tool per riflettere nuovi standard tecnici, metriche di UX e esigenze dei webmaster/SEO. Nel biennio 2024–2025 ci sono state alcune novità cruciali che hanno impatto diretto sia sul lavoro tecnico sia su quello editoriale.
1. INP sostituisce FID nei Core Web Vitals
Cosa cambia: fino al 2023 la reattività era misurata con il First Input Delay (FID). Ora è stata sostituita da Interaction to Next Paint (INP), che valuta il tempo che intercorre tra un’azione dell’utente (es. clic su un pulsante) e la successiva risposta visiva.
Perché conta: INP è più severa, soprattutto per siti con molto JavaScript. Non basta che la pagina sia “veloce al caricamento”, deve anche rispondere in modo fluido alle interazioni.
Esempio pratico: un e-commerce con filtri JS per categoria prodotti. Se clicchi su “prezzo più basso” e il sito impiega 3 secondi a reagire, INP è compromessa → peggiora l’esperienza e il ranking.
2. Recommendations integrate in dashboard
Cosa cambia: nella home di GSC ora compaiono suggerimenti proattivi: titoli da migliorare, pagine non indicizzate da verificare, warning sui dati strutturati.
Perché conta: Google inizia a guidare i webmaster anche senza conoscenze SEO avanzate. Per i professionisti, è un modo rapido per prioritizzare.
Esempio pratico: se GSC rileva molte query con impression alte ma CTR basso, può suggerire di rivedere i title. Non serve essere esperti: l’insight è già pronto.
3. Page Experience “snellita”
Cosa cambia: il vecchio report unificato “Esperienza pagina” è stato scomposto in due report distinti: Core Web Vitals e HTTPS.
Perché conta: ora puoi isolare meglio i problemi tecnici. Prima c’era confusione: una sola etichetta “buono / scadente”. Oggi hai una visione granulare.
Esempio pratico: un sito può avere ottimi Core Web Vitals ma problemi di certificato SSL → prima tutto finiva nello stesso calderone, ora sai esattamente dove intervenire.
4. Search Console Insights rinnovata
Cosa cambia: il pannello pensato per editor e creatori di contenuti ora evidenzia quali articoli stanno crescendo in visibilità e quali stanno calando.
Perché conta: ti aiuta a capire cosa aggiornare e cosa spingere senza dover fare analisi manuali complicate.
Esempio pratico: se un articolo sul “bonus edilizio” inizia a perdere traffico, Insights te lo segnala subito → puoi aggiornarlo con le novità normative prima che i competitor ti superino.
5. API più ricche e granulari
Cosa cambia:
Dati orari disponibili (per periodi limitati).
Bulk export su BigQuery: niente più limite di 16 mesi.
Miglioramenti a URL Inspection API, utile per CI/CD.
Perché conta: chi gestisce portali editoriali, e-commerce o progetti enterprise può finalmente storicizzare dati a lungo termine e integrarli in dashboard avanzate.
Esempio pratico: un giornale online può monitorare in tempo reale le query che esplodono su una notizia di cronaca e ottimizzare title/description entro poche ore.
Mini-workflow: come sfruttare le novità
Vai su Core Web Vitals → filtra le URL “poor” su mobile → apri PageSpeed Insights → correggi 1 elemento al giorno (immagini, JS, layout).
Controlla Recommendations una volta a settimana → segna solo quelle con impatto SEO (es. “pagine escluse da indicizzazione”).
Usa Search Console Insights per creare un calendario editoriale agile: aggiorna i contenuti che calano, rilancia quelli che crescono con link interni e campagne social.
Se hai risorse IT, attiva il bulk export su BigQuery e costruisci dashboard personalizzate (CTR medio per categoria, evoluzione CWV, ecc.).
FAQ delle novità
Cos’è esattamente INP e perché Google lo ha introdotto?
È una metrica che misura la reattività complessiva, non solo il primo clic. Google lo considera più rappresentativo dell’esperienza reale.
Le Recommendations sostituiscono l’analisi SEO?
No: sono suggerimenti, non strategie. Servono a ridurre il tempo di diagnosi, ma vanno lette con senso critico.
Devo ancora controllare “Esperienza pagina”?
No: ora devi guardare due report separati (CWV + HTTPS). Sono più chiari e mirati.
Vale la pena usare BigQuery se ho un sito piccolo?
Probabilmente no. È pensato per progetti complessi. Per blog ed e-commerce medi bastano i 16 mesi nativi.
Setup impeccabile: come partire bene in 30 minuti
La configurazione iniziale di Google Search Console è spesso sottovalutata. In realtà, se imposti tutto nel modo corretto all’inizio, eviti settimane di confusione e di dati incompleti. Ecco come farlo in modo lineare e senza intoppi, anche se sei al primo accesso.
Passo 1. Verifica la proprietà (scelta giusta: Dominio)
Quando aggiungi un sito a GSC, Google ti chiede di verificarne la proprietà.
Hai due modalità:
Proprietà Dominio (consigliata) → copre TUTTE le varianti (http/https, www/non-www, sottodomini).
Proprietà Prefisso URL → copre solo l’URL esatto che inserisci.
👉 Usa la modalità Dominio: eviti di dover controllare più proprietà separate.
Come fare: aggiungi un record TXT ai DNS (ti serve accesso al pannello del dominio).
Esempio: se verifichi
example.comcome proprietà Dominio, GSC monitorerà automaticamentewww.example.com,shop.example.com,https://example.com/it/, ecc.
Passo 2. Aggiungi comunque le varianti critiche
Anche se la proprietà Dominio le ingloba, conviene aggiungere separatamente varianti particolari, per esempio:
Sottodomini rilevanti (es.
blog.example.com).Versioni multilingua se gestite su domini diversi (es.
.it,.fr,.com).
Questo ti permette di avere dati segmentati e più leggibili.
Passo 3. Invia la Sitemap XML (e valida subito)
La Sitemap XML è il tuo “biglietto da visita” per Googlebot: contiene l’elenco delle pagine che vuoi vengano scansionate.
Checklist per una sitemap “sana”:
Aggiornata in automatico dal CMS o da un plugin (es. Yoast, RankMath, Magento).
Include solo URL validi (no 404, no redirect).
Rispettosa delle regole di canonical (non due versioni della stessa pagina).
Workflow veloce:
Vai su Sitemap nel menu laterale.
Inserisci l’URL della tua sitemap (es.
https://www.example.com/sitemap.xml).Controlla che compaia lo status “Success” → se vedi errori, clicca e correggi.
Passo 4. Configura utenti e permessi
Google Search Console lavora bene in team, ma solo se assegni i giusti permessi.
Owner (proprietario) → massimo controllo. Solo pochi (CEO, CTO, responsabile SEO).
Full user → operativi (SEO, content, sviluppatori). Possono fare quasi tutto.
Restricted user → stakeholder o clienti che devono solo visualizzare i dati.
👉 Regola aurea: principio del minor privilegio. Dai l’accesso minimo necessario.
Passo 5. Collega GA4 e Merchant Center
Se hai un e-commerce o vuoi visione completa, collega GSC con altri strumenti:
Google Analytics 4 → per unire dati pre-click (query, impressioni) e post-click (conversioni, funnel).
Google Merchant Center → per monitorare schede prodotto gratuite e annunci shopping.
Questo collegamento ti fa capire come i tuoi prodotti appaiono nei risultati ricerca Google e come performano realmente.
Passo 6. Attiva gli alert via email
Spesso chi gestisce un sito si accorge di un problema troppo tardi (es. un tag noindex lasciato attivo dopo un redesign).
Con gli alert email, GSC ti avvisa subito.
👉 Attivali e verifica che le notifiche non finiscano in spam.
Errori comuni nel setup
❌ Verificare solo la proprietà Prefisso URL → rischi di perdere dati importanti.
❌ Non inviare la sitemap XML → Google indicizza comunque, ma più lentamente e in modo incompleto.
❌ Non aggiungere utenti → il lavoro resta centralizzato e si rallenta.
❌ Ignorare alert → perdi giorni preziosi quando i problemi esplodono.
Mini-workflow (30 minuti di setup perfetto)
Accedi a GSC con il tuo account Google.
Aggiungi la proprietà Dominio e verifica via DNS.
Aggiungi eventuali varianti (sottodomini, country domains).
Carica la tua Sitemap XML e valida.
Configura utenti/permessi per il team.
Collega GA4 e Merchant Center.
Attiva alert via email.
Tempo stimato: 30 minuti → da quel momento hai un ambiente pronto a lavorare per te.
FAQ della sezione Setup
Posso usare GSC senza DNS?
Sì, ma solo per proprietà “Prefisso URL” (via tag HTML, Google Analytics, Google Tag Manager). Però rischi di avere dati parziali.
Devo avere un sito HTTPS per usare GSC?
No, ma Google preferisce HTTPS e lo considera ranking factor. Se hai solo HTTP, GSC lo gestisce comunque, ma conviene migrare.
La sitemap è obbligatoria?
No, Google può scansionare anche senza. Ma con sitemap acceleri e riduci errori.
Posso collegare più account GA4?
Sì, ma solo uno per proprietà. Se hai più viste, scegli quella principale.
Architettura dei dati in Google Search Console: limiti, astuzie e perché contano
Uno dei motivi per cui molti si confondono con Google Search Console è che trattano i dati come se fossero una fotografia perfetta della realtà. Non lo sono.
Sono dati ufficiali di Google, ma con regole, filtri e limiti precisi che devi conoscere per interpretarli bene.
1. Retention dei dati: 16 mesi (ma non basta)
Interfaccia GSC: puoi vedere fino a 16 mesi di dati. Oltre, stop.
API e BigQuery: ti permettono di storicizzare illimitatamente.
👉 Errore tipico: guardare solo gli ultimi 3 mesi e prendere decisioni miopi.
👉 Astuzia: imposta un export automatico (anche in semplice foglio Google via API) per salvare ogni mese i dati. Così puoi analizzare trend pluriennali (es. stagionalità delle query B2C, calo costante di un settore).
2. Query “nascoste” per motivi di privacy
GSC non mostra tutte le query: quelle con volumi troppo bassi o dati sensibili possono essere “aggregate” nei totali ma non elencate.
Significa che il numero complessivo di clic e impression è sempre giusto, ma non tutte le query appaiono nel dettaglio.
👉 Errore tipico: pensare che se una query non è visibile in GSC, non porta traffico.
👉 Astuzia: usa strumenti complementari (SEOZoom, Semrush) per intercettare keyword “long tail” → confrontale con i totali GSC e saprai quanto traffico manca all’appello.
3. Posizione media: la metrica più fraintesa
La “posizione media” non è la posizione fissa di una pagina.
È una media ponderata tra impression diverse: se sei in posizione 1 per 50 impression e in posizione 20 per 50 impression, la media è 10,5.
Inoltre, Google calcola in base a tipi di SERP diversi (desktop, mobile, immagini, Discover…).
👉 Errore tipico: un cliente vede “posizione media 8” e pensa “siamo sempre ottavi”.
👉 Astuzia: guarda la distribuzione delle posizioni (da API) per capire se la pagina è stabile o oscilla molto.
4. Clic e impression: cosa significano davvero
Impression = quante volte il tuo risultato è stato mostrato.
Clic = quante volte gli utenti ci hanno cliccato sopra.
Ma:
L’impression scatta anche se il tuo risultato è molto in basso (es. posizione 90).
Il clic dipende da CTR e posizione, ma anche da SERP feature (snippet, immagini, box).
👉 Errore tipico: pensare che impression alte = successo. In realtà possono indicare solo che appari molto in basso e senza clic.
👉 Astuzia: se vedi impression alte e CTR basso → riscrivi title/description, aggiungi FAQ, rafforza snippet.
5. Segmentazione per Paese e Device
I dati sono sempre aggregati → ma segmentare per Paese e device cambia tutto.
Spesso un contenuto va male in Italia ma bene in Spagna, o rende su desktop e non su mobile.
👉 Errore tipico: analizzare i dati globali senza filtri → rischi di non vedere problemi locali.
👉 Astuzia: analizza mobile separatamente. Google valuta sempre più da mobile-first: se una pagina soffre lì, crollerà ovunque.
6. Dati Discover e News: regole a parte
Discover e Google News hanno report separati.
Le impression qui sono “opportunità” → ma non hanno la stessa logica della ricerca classica.
Discover è episodico (picchi e cali improvvisi).
👉 Astuzia: non confondere i trend di Discover con quelli organici. Pianifica contenuti evergreen + aggiornamenti rapidi per sfruttare entrambi i canali.
Mini-workflow: come leggere i dati senza cadere in trappola
Esporta mensilmente i dati (API o Google Sheets) → costruisci serie storiche oltre i 16 mesi.
Segmenta SEMPRE per Paese e Device → confronta mobile vs desktop.
Confronta query e totali → se i numeri non tornano, le “long tail” sono nascoste.
Interpreta posizione media come trend, non come numero assoluto.
Incrocia GSC con altri tool → GSC ti dà dati reali, gli altri tool stime: usali insieme.
FAQ sull’architettura dei dati
Perché vedo meno query in GSC rispetto a Semrush o SEOZoom?
Perché GSC mostra solo query con un minimo di volume e non include tutte le long tail (motivi di privacy).
Se una pagina ha posizione media 12, vuol dire che è sempre in seconda pagina?
No: vuol dire che in media si colloca lì. Potrebbe essere prima per alcune query e ventesima per altre.
Come faccio a sapere se ho query nascoste?
Guarda i totali: se i clic/impressioni non tornano rispetto alle query elencate, ci sono keyword “oscurate”.
Vale la pena collegare GSC a BigQuery anche per un sito medio?
Sì, se vuoi analizzare più di 16 mesi di dati o incrociare query con conversioni/fatturato. Altrimenti bastano export manuali.
Report Performance: diventare maestri del pannello più usato
Il Performance report è il pannello che apre più spesso chiunque usi Google Search Console. È la sezione che ti dice:
quali query portano traffico,
quali pagine si posizionano meglio,
da quali Paesi e device arrivano gli utenti,
come stanno andando i tuoi clic, impression, CTR e posizione media.
Ma attenzione: se lo usi solo come “tabellina da guardare”, stai perdendo il 70% del suo valore. Vediamo come leggerlo a più livelli, con workflow pratici.
Lettura base: i fondamentali da non saltare
Metriche chiave
Clic → quanti utenti hanno cliccato il tuo risultato.
Impression → quante volte il tuo risultato è apparso nei risultati ricerca Google.
CTR medio → clic/impression: misura la capacità del tuo snippet di attirare.
Posizione media → media ponderata delle posizioni raggiunte.
Esempio pratico
Query “hotel roma centro”: 10.000 impression, 150 clic → CTR 1,5%, posizione media 9.
👉 Sei in fondo alla prima pagina. Opportunità: migliorare title/description per convincere più utenti a cliccare.
Domande da porsi
Quali query portano più clic?
Quali hanno molte impression ma CTR basso?
Quali pagine sono più viste?
Lettura intermedia: da osservatore a stratega
Step 1. Query in “striking distance”
Sono le keyword in posizione 6–15.
Un piccolo intervento può portarle in prima pagina.
👉 Workflow:
Filtra query con posizione media 6–15.
Ordinale per impression.
Ottimizza title/description, rinforza con link interni, arricchisci il contenuto.
Step 2. CTR basso con posizione buona
Se sei in posizioni 1–5 ma hai CTR basso, vuol dire che lo snippet non è abbastanza persuasivo.
Rivedi title (includi USP, call to action implicita) e description (benefici concreti).
Step 3. Gap intenti
Una query porta impression ma pochi clic → forse la tua pagina non risponde bene all’intento.
Esempio: se ti posizioni per “costo pannelli solari 2025” ma la pagina è un generico articolo sul fotovoltaico, manca il contenuto che l’utente cerca.
Lettura avanzata: l’arte di spremere GSC
Analisi per device
Su mobile le SERP sono diverse: meno risultati visibili “above the fold”, più SERP features.
Spesso CTR mobile < CTR desktop → segnale di snippet poco mobile-friendly o concorrenza più agguerrita.
Distribuzione posizioni
Non fermarti alla media → con le API puoi vedere la distribuzione.
Se una pagina oscilla tra pos. 2 e pos. 12, vuol dire che Google non è sicuro della sua rilevanza.
Soluzione: rafforzare segnali (link interni, aggiornamenti, contenuto più chiaro).
Granularità oraria (via API)
Per e-commerce o news, analizzare clic e impression ora per ora aiuta a pianificare pubblicazioni o campagne.
Caso tipico: un sito di news scopre che i picchi di Discover arrivano alle 7:30 → anticipa la pubblicazione.
Mini-casi studio (basati su scenari reali)
Blog B2B
27 URL tra pos. 6–12.
Intervento: riscrittura title/description + link interni tematici.
Risultato: +38% clic in 30 giorni.
E-commerce
Prodotti con impression alte ma CTR <1%.
Intervento: aggiunta recensioni, prezzi aggiornati, schema Product.
Risultato: CTR raddoppiato, +19% vendite.
Sito locale
Query “dentista Milano centro” in pos. 7 con 12.000 impression.
Intervento: pagina ottimizzata con casi reali + CTA “Prenota ora”.
Risultato: passata in top 3, +31% lead qualificati.
Mini-workflow operativo settimanale (15 minuti)
Filtra query in pos. 6–15 → seleziona 3 da ottimizzare.
Controlla CTR delle top 10 query → individua quelle sotto la media.
Segmenta mobile vs desktop → cerca anomalie.
Confronta 28 giorni vs 28 giorni precedenti → segnala trend negativi.
Aggiorna backlog SEO con azioni da testare (title, linking, contenuto).
FAQ sul Performance report
Il CTR basso è sempre un problema?
Non sempre. Se la query ha basso intento di clic (es. “altezza torre Eiffel”), l’utente può trovare risposta già in SERP.
Posso vedere dati real-time?
No. I dati hanno un ritardo di 1-3 giorni. Solo con API + BigQuery puoi avvicinarti a finestre più brevi.
Perché vedo cali improvvisi?
Possono essere dovuti a: aggiornamenti algoritmici, concorrenza, stagionalità o problemi tecnici. Confronta sempre con Google Trends e altri tool.
Page Indexing: copertura e diagnostica che toglie spine
Il report Page Indexing di Google Search Console è la lente con cui puoi capire se i tuoi contenuti sono davvero presenti nell’indice di Google e in che stato si trovano. Non serve solo a rilevare errori tecnici: è uno strumento di diagnostica strategica che ti mostra perché certe pagine non entrano nei risultati ricerca Google.
1. Le quattro categorie principali
Ogni URL può finire in uno di questi gruppi:
Valide → sono indicizzate e senza problemi.
Valide con avvisi → sono indicizzate, ma Google segnala criticità da risolvere.
Escluse → non sono in indice (per scelta o per problemi).
Con errori → non indicizzate per motivi critici (es. 404, server error).
👉 Interpretare bene queste categorie è la base per non farsi prendere dal panico.
2. Gli scenari più comuni (e cosa significano davvero)
Discovered, not indexed
Google conosce l’URL, ma non ha ancora deciso di indicizzarlo.
Tipico di siti con tanti contenuti nuovi o qualità percepita bassa.
💡 Cosa fare:
Migliora il linking interno → collegamenti da pagine forti.
Arricchisci il contenuto → più profondità, immagini, dati.
Controlla sitemap e canonical.
Crawled, not indexed
Google ha scansionato la pagina, ma ha scelto di non inserirla in indice.
Può essere segnale di contenuto duplicato, thin content, o poco valore.
💡 Cosa fare:
Evita duplicazioni interne.
Consolida pagine simili (redirect 301 o canonical).
Verifica che la pagina risponda a un intento chiaro.
Duplicate, Google chose different canonical
Google ha trovato contenuti simili e ha scelto una versione preferita diversa dalla tua.
💡 Cosa fare:
Allinea segnali (rel=canonical, sitemap, link interni).
Evita parametri URL inutili.
Usa hreflang correttamente se hai versioni multilingua.
Soft 404
Pagine esistono ma Google le considera “vuote” o poco utili.
Succede con schede prodotto senza contenuto, landing troppo leggere, pagine template.
💡 Cosa fare:
Aggiungi contenuti sostanziosi.
Evita URL “orfani” senza link interni.
Elimina pagine non strategiche.
Blocked by robots.txt
Google non può scansionare perché bloccato da robots.txt.
💡 Cosa fare:
Verifica che le regole non escludano sezioni critiche.
Usa robots solo per contenuti davvero da non far scansionare (es. filtri, cartelle private).
3. Strumenti di supporto: URL Inspection
Il Controllo URL è lo stetoscopio della Search Console:
Mostra se un URL è in indice o meno.
Indica se Google ha letto correttamente meta, canonical, robots.
Permette di richiedere una nuova scansione (utile per contenuti aggiornati o fixati).
👉 Best practice: dopo ogni fix critico, usa “Request Indexing” sugli URL più strategici (landing, top category, articoli di punta).
4. Workflow operativo di Page Indexing
Controlla settimanalmente il report Page Indexing.
Segnala trend: se gli URL “Esclusi” aumentano, qualcosa non va.
Classifica i problemi:
Critici (404, server error, canonical errati).
Di qualità (crawled not indexed, soft 404).
Attesi (noindex voluto, duplicati).
Intervieni in blocco: non fixare 1 pagina per volta → agisci per pattern (template, categorie, intere sezioni).
Verifica con URL Inspection e richiedi re-indicizzazione.
5. Mini-casi studio
E-commerce con 10k prodotti
Problema: 60% delle schede “Crawled, not indexed”.
Soluzione: consolidamento varianti, arricchimento schede prodotto, link interni da categorie.
Risultato: +42% URL indicizzati, +29% traffico organico.
Blog locale
Problema: articoli “Discovered, not indexed”.
Soluzione: sitemap aggiornata + link interni dai post più letti.
Risultato: indicizzazione entro 48h, crescita +18% traffico.
6. FAQ su Page Indexing
Perché alcune pagine non vengono mai indicizzate?
Perché Google valuta che non aggiungano valore (contenuti duplicati, troppo simili o poco utili).
La richiesta di indicizzazione garantisce l’ingresso in SERP?
No. È solo una “segnalazione rapida”: Google decide comunque in base al valore della pagina.
Meglio eliminare le pagine non indicizzate?
Dipende: se sono strategiche, arricchiscile. Se non hanno valore, meglio rimuoverle o consolidarle.
Core Web Vitals: il ponte tra UX e ranking
I Core Web Vitals (CWV) sono tre metriche chiave che Google considera fondamentali per valutare la qualità dell’esperienza su una pagina:
LCP – Largest Contentful Paint → misura la velocità percepita di caricamento (quanto ci mette l’elemento principale della pagina a comparire).
CLS – Cumulative Layout Shift → misura la stabilità visiva (quanto si spostano gli elementi durante il caricamento).
INP – Interaction to Next Paint → introdotto al posto di FID dal 2024, misura la reattività complessiva alle interazioni dell’utente (clic, tap, input).
Queste metriche non sono “decorazioni”: sono ranking signals ufficiali e, soprattutto, incidono direttamente su conversioni, vendite e bounce rate.
1. Come leggerli in Google Search Console
Nella sezione Esperienza → Core Web Vitals troverai:
Rapporto per Mobile e Desktop separati.
URL raggruppati per comportamento: “Buono”, “Da migliorare”, “Scarso”.
Esempi concreti con cause comuni (immagini troppo pesanti, script bloccanti, layout instabile).
Collegamento diretto a PageSpeed Insights, che ti fornisce suggerimenti tecnici.
👉 Importante: GSC non analizza tutte le pagine singolarmente, ma crea gruppi di URL simili. Questo significa che un fix al template può risolvere centinaia di pagine in blocco.
2. LCP (Largest Contentful Paint): velocità percepita
Target: < 2,5 secondi.
Cosa incide: immagini “hero” non ottimizzate, CSS e JS bloccanti, server lento.
💡 Checklist interventi:
Comprimi immagini e usa formati moderni (WebP, AVIF).
Usa lazy loading solo per elementi non visibili subito.
Implementa preload per font e immagini principali.
Ottimizza il server (CDN, cache, HTTP/2).
Esempio: un e-commerce con banner a piena larghezza non ottimizzati → LCP di 5s → compressione + preload → LCP a 2s → +17% conversioni.
3. CLS (Cumulative Layout Shift): stabilità visiva
Target: < 0,1.
Cosa incide: annunci che si caricano in ritardo, immagini senza dimensioni, font che cambiano durante il rendering.
💡 Checklist interventi:
Imposta sempre larghezza/altezza delle immagini.
Riserva spazi per gli annunci (slot fissi).
Usa font-display: swap con fallback appropriati.
Evita contenuti che “spingono” altri elementi durante il caricamento.
Esempio: blog con pubblicità che caricavano senza spazio riservato → CLS 0,28 → dopo fix degli slot → CLS 0,05 → bounce rate -12%.
4. INP (Interaction to Next Paint): reattività
Target: < 200 ms.
Cosa incide: JavaScript pesante, interazioni che richiedono troppo lavoro al main thread.
💡 Checklist interventi:
Dividi i bundle JS in parti più piccole (code splitting).
Usa web worker per operazioni pesanti.
Riduci script terzi non indispensabili.
Ottimizza gli handler degli eventi (debounce/throttle).
Esempio: portale B2B con form complessi → INP 500 ms → rimozione librerie JS ridondanti e delega a worker → INP 160 ms → +21% tasso di completamento form.
5. Workflow operativo Core Web Vitals (30 minuti/settimana)
Apri report CWV → identifica gruppi “Scarsi”.
Controlla cause comuni con PageSpeed Insights.
Intervieni per template (es. categorie, articoli, schede prodotto).
Rilancia scansione con URL Inspection.
Monitora trend 28 giorni → CWV usano dati reali di campo (Chrome UX Report).
6. FAQ sui Core Web Vitals
Domanda: se miglioro solo desktop, basta?
No: Google considera soprattutto l’esperienza mobile.
Domanda: basta ottimizzare PageSpeed per migliorare CWV?
Non sempre. PageSpeed è un laboratorio sintetico; i CWV in Search Console derivano da dati reali degli utenti.
Domanda: quanto incidono sui ranking?
Non sono fattore unico, ma possono fare la differenza tra due contenuti equivalenti. E incidono pesantemente su UX e conversioni.
7. Mini-casi studio
Sito news → INP alto per script di tracciamento → rimozione tag superflui → CTR in Discover +14%.
E-commerce moda → LCP migliorato da 4s a 1,9s → +23% conversioni mobile.
Sito locale → CLS ridotto con slot riservati per mappe → tempo medio in pagina +18%.
Dati strutturati e risultati arricchiti: trasformare snippet in magneti di clic
I dati strutturati sono frammenti di codice (in JSON-LD, Microdata o RDFa) che aiutano Google a comprendere meglio il contenuto di una pagina. Non migliorano direttamente il posizionamento, ma possono attivare i cosiddetti rich results (o risultati arricchiti), che rendono il tuo snippet più visibile, più utile e quindi più cliccato.
👉 La Search Console offre report dedicati per ciascun tipo di dato strutturato: qui individui errori, avvisi e pagine con markup corretti.
1. Perché contano davvero
CTR più alto: snippet con stelle, breadcrumb o FAQ attirano più attenzione.
Riduzione del bounce: l’utente capisce meglio cosa troverà cliccando.
Maggiore fiducia: soprattutto per e-commerce (prezzi, disponibilità, recensioni).
Copertura Discover e Shopping: alcuni rich results aumentano le chance di comparire nei feed personalizzati e nei risultati shopping gratuiti.
2. I principali tipi di dati strutturati utili
Product e Offer → indispensabili per e-commerce (prezzo, disponibilità, recensioni).
Article / NewsArticle → per siti editoriali e blog (titolo, immagine, autore, data).
FAQ → quando rispondono a domande frequenti in modo chiaro e sintetico.
HowTo → per guide step-by-step (utile in mobile e smart display).
Breadcrumb → migliora la leggibilità della gerarchia.
Organization / LocalBusiness → per informazioni istituzionali (indirizzo, contatti, logo).
Event → per eventi con data, luogo, biglietti.
👉 Non serve inseguire tutto: scegli solo ciò che porta valore reale.
3. Come leggerli in Google Search Console
Nella sezione Miglioramenti:
Vedi il numero di URL validi, con avvisi o con errori.
Ogni errore è spiegato (es. “manca proprietà required
price”).Puoi cliccare su “Dettagli” → vedere esempi di URL → validare dopo la correzione.
👉 Best practice: quando risolvi, usa URL Inspection per chiedere re-indicizzazione degli URL fixati.
4. Workflow operativo (45 minuti)
Apri report “Miglioramenti” → individua errori prioritari (es. Product o Article).
Correggi a livello di template nel CMS (così risolvi centinaia di URL in una volta).
Valida fix in GSC → monitora se il problema scompare nei giorni successivi.
Misura CTR nel Performance Report → verifica se lo snippet arricchito porta più clic.
5. Esempi pratici
E-commerce: aggiungere schema Product con
price,availability,reviewRating. Risultato → snippet con prezzo e stelline → CTR +20%.Blog: usare FAQ markup su articoli che rispondono a domande comuni. Risultato → snippet più ampi in SERP → CTR +12%.
Sito locale: schema LocalBusiness con indirizzo, telefono, orari → snippet con info aziendali dirette → +18% chiamate dirette da mobile.
6. Errori comuni da evitare
FAQ spam → inserire FAQ irrilevanti solo per “occupare spazio”: rischio penalizzazione.
Dati incoerenti → prezzo nel markup diverso da quello sulla pagina.
Markup incompleto → mancano proprietà obbligatorie (es.
datePublishedper Article).Uso eccessivo → applicare markup a tutto senza criterio (es. HowTo su articoli che non sono guide).
7. Mini-casi studio
Marketplace moda
Problema: 40% delle schede prodotto senza
availability.Fix: aggiunto campo obbligatorio via CMS.
Risultato: snippet arricchiti per oltre 5.000 URL → +15% CTR medio.
Portale news
Problema: articoli senza schema NewsArticle.
Fix: template aggiornato con
headline,datePublished,image.Risultato: aumento visibilità in Google News e Discover.
8. FAQ sui dati strutturati
Domanda: i dati strutturati migliorano direttamente il ranking?
No, ma migliorano visibilità e CTR, che indirettamente portano più traffico qualificato.
Domanda: posso inserire FAQ ovunque?
Solo se hanno senso per l’utente. FAQ irrilevanti o spam possono essere ignorate o penalizzate.
Domanda: meglio JSON-LD o Microdata?
Google consiglia JSON-LD, più pulito e facile da implementare.
Discover e Google News: come ottenere (e mantenere) visibilità “a fisarmonica” senza perdere controllo
1) Discover vs News: cosa sono davvero (e come “pensano”)
Google Discover
È un feed personalizzato su mobile (app Google/Chrome), non è una SERP keyword-based.
Spinge contenuti interessanti per l’utente in base a entità/temi, cronologia, interazioni, autorevolezza percepita, freschezza, immagini.
Funziona benissimo con evergreen di qualità, guide visuali, analisi originali, liste utili, insight e contenuti lifestyle/ispirazionali (immagini forti!).
In Google Search Console leggi tutto sotto Performance → Discover (clic, impression, CTR; niente query).
Google News
È un ecosistema (news.google.com, Top Stories/Caroselli in SERP, App News).
Priorità a notizie fresche, affidabili, originali; forte componente E-E-A-T (competenza, esperienza, autorevolezza, affidabilità).
Non serve più AMP per entrare in Top Stories.
In GSC lo trovi in Performance → Notizie (se il tuo sito è idoneo e intercetta traffico da News).
Regola d’oro
Discover sceglie contenuti che potrei voler leggere ora.
News sceglie contenuti che dovrei conoscere ora.
Pianifica editorialmente pensando a queste due logiche, non a “una pagina per tutto”.
2) Requisiti di base (tecnici + editoriali) per entrambe le superfici
Tecnici (fondamentali)
HTTPS ovunque.
Core Web Vitals “Verdi” su mobile (LCP, CLS, INP): esperienza scadente = visibilità più fragile.
Immagini grandi: almeno 1200px di larghezza + meta
max-image-preview:large(in<head>).Dati strutturati:
Article/NewsArticle,Breadcrumb,Organization/Person(autore),LocalBusinessse pertinente.Byline, data di pubblicazione e aggiornamento visibili e coerenti con lo structured data.
Niente interstitial invasivi: pubblicità e pop-up non devono rompere UX (in particolare su mobile).
Canonical chiari: evita duplicazioni e parametri rumorosi.
Editoriali (non negoziabili)
Originalità (nuove info, analisi, dati, interviste, angolazione unica).
E-E-A-T reale: autori riconoscibili, bio, fonti citate, policy editoriali, contatti verificabili.
Titoli onesti: niente clickbait; promessa chiara e rispettata nel contenuto.
Immagine d’apertura di alto impatto (non clipart, non micro-thumbnail).
Trasparenza temporale: niente “date washing”. Se aggiorni, spiega cosa è cambiato.
3) Strategia contenuti per Discover (evergreen che “accende” il feed)
Funziona di più
Guide pratiche + visual (step-by-step, checklist, gallery).
Analisi con “take” originale (non mere riformulazioni).
Liste utili (strumenti, trend, errori da evitare).
Storie ispirazionali e “before/after” (forte componente visiva).
Topic “entity-first”: costruisci pezzi forti per entità (brand, persone, luoghi, temi) e crea cluster.
Headline e image playbook
Titoli: chiari, specifici, con beneficio esplicito (“Come…”, “Perché…”, “X esempi…”). Evita numeri-trappola o promesse vaghe.
Immagini: >1200px, soggetto leggibile anche in piccolo, niente testo sovrapposto. Usa foto originali quando puoi.
Struttura del pezzo (schema consigliato)
Apertura che “aggancia” (promessa → beneficio).
Indice/ancore (su long-form).
Sezioni brevi e scansionabili (H2/H3 chiari).
Box pratici: checklist, errori comuni, esempi.
Chiusura con “prossimo passo” (non promo aggressiva).
4) Strategia contenuti per Google News (freschezza, verticalità, autorità)
Cosa privilegiare
Breaking (ma solo se puoi essere davvero tempestivo).
Approfondimenti/analisi post-breaking (contestualizzano, confrontano, spiegano impatti).
Esclusive e data journalism (dataset proprietari, infografiche).
Copertura locale di qualità (servizio al cittadino; orari, percorsi, mappe, numeri utili).
Titoli e formati
Titolo/occhiello: chiari, informativi, privi di artifici (“[Aggiornamento LIVE]”, “clicca qui”).
Struttura: piramide rovesciata (fatti chiave in alto), poi dettagli, poi background.
Multimedia: una hero grande + 1–2 immagini di supporto; se usi video, integra con trascrizione/sinossi.
Speciale “Top Stories”
AMP non obbligatorio.
Velocità e pulizia del template incidono.
Non “spingere” eccessivamente banner in alto.
Dati strutturati NewsArticle completi e coerenti con l’on-page.
5) Setup tecnico specifico per Discover e News
Meta
max-image-preview:largein<head>(aumenta le chance di immagini grandi in Discover/SERP).Open Graph / Twitter Cards curate (anteprima social coerente = più condivisioni = più segnali positivi).
News Sitemap (per testate): invia solo articoli news pubblicati nelle ultime 48 ore.
Publisher Center (facoltativo ma utile): gestisci branding, sezioni, feed; non garantisce inclusione ma migliora coerenza.
Paywall: marca correttamente con structured data (contenuto dietro abbonamento) e spiega le policy.
Hreflang per edizioni internazionali/locali (coerenza tra versioni).
Canonical & syndication: se concedi ripubblicazione, chiedi rel=canonical verso l’originale e/o link rel=“source” chiaro.
6) Calendario editoriale e “cadence” di pubblicazione
Discover (evergreen + attualità leggera)
Cadence: 3–5 pezzi forti a settimana > 10 pezzi deboli.
Stagionalità: prepara evergreen “stagionali” prima del picco (es. Q4, saldi, festività).
Refresh: ogni 90–120 giorni rivedi i top evergreen; aggiorna screenshot, dati, esempi.
News (finestra stretta)
Cadence: in base alla redazione. Priorità al primo contenuto solido (non solo veloce, ma utile).
Follow-up: 1–2 update sostanziali nelle prime 24–48h (nuovi dati, mappe, timeline, FAQ).
Verticalità: presidia 2–3 verticali tematiche dove puoi costruire topic authority.
7) Misurazione profonda in Google Search Console (Discover/News)
Dove guardare
Performance → Discover: clic, impression, CTR; per pagina e per data.
Performance → Notizie: clic, impression, CTR da News/Top Stories (se idoneo).
KPI pratici (scorecard per direzione editoriale)
CTR Discover (target di partenza: 6–10% → dipende dalla nicchia).
Impressioni medie per articolo Discover (media e mediana; la mediana racconta meglio il “tipico”).
Half-life Discover: giorni entro cui un articolo consuma il 50% del suo traffico Discover; se è <2, serve più evergreen/aggiornabilità.
% Articoli che entrano in Discover: su 100 pubblicati/mese, quanti ottengono >1000 impression Discover?
Top Stories reach: % articoli che finiscono in News/Top Stories entro 2–6 ore.
Tempo al primo picco: minuti/ore dall’uscita al picco in News. Ti serve per ottimizzare orari di pubblicazione.
Analisi di coorte (consigliata)
Raggruppa gli articoli per settimana di pubblicazione.
Confronta, a 7/28/90 giorni, clic e impression di Discover/News.
Se la coorte cala, rivedi titoli/immagini; se sale, replica pattern (formato, lunghezza, visual).
8) Playbook pratici
Playbook A — “Accensione Discover” (2 settimane)
Seleziona 10 evergreen con buon potenziale visivo.
Per ciascuno: immagine 1600px+, titolo “beneficio chiaro”, aggiornamento contenuto (dati freschi), box checklist.
Aggiungi 5–7 link interni da articoli affini e una hero priva di testo.
Pubblica 2 “nuovi evergreen” con forte visual a settimana.
Monitora GSC Discover → CTR e impressioni medie. Itera.
Playbook B — “Presidio News” (4 settimane)
Definisci 2 verticali (es. tecnologia+regolazione; economia+energia).
Prepara schede contenuto per breaking (template, fonti, asset grafici).
Allinea title styleguide: chiaro, specifico, senza superlativi.
Crea un canale “desk” → Slack/Teams per ping immagini e fact-check rapidi.
Misura in GSC Notizie: tempo al picco, CTR, % Top Stories; correggi la rotta.
9) Troubleshooting (matrice dei problemi comuni)
| Sintomo | Probabile causa | Cosa fare subito |
|---|---|---|
| Zero Discover da mesi | Immagini piccole, max-image-preview:large assente, contenuti poco originali, UX mobile scarsa | Aumenta dimensione immagini, aggiungi meta, migliora CWV mobile, ripensa formati (guide visual, liste, analisi uniche) |
| Discover: picchi brevi e poi nulla | Titoli “fuoco di paglia”, contenuto non evergreen, mancano aggiornamenti | Rendi il pezzo aggiornabile, inserisci blocchi “Cosa è cambiato”, crea follow-up e interlinking |
| CTR Discover basso | Titoli vaghi o sensazionalistici, immagini generiche | Titoli orientati al beneficio/risultato, visual forte e coerente con il contenuto |
| Top Stories non prende | Lentezza pagina, strutturati NewsArticle incompleti, poca autorità verticale | Snellisci template, completa markup, costruisci topic authority (copertura costante + link da fonti affidabili) |
| News scende dopo 2h | Nessun follow-up/aggiornamento | Aggiungi “Cosa sappiamo finora”, timeline, embed ufficiali, aggiorna titolo/manchette |
| Traffico News ok, ma niente recirculation | Mancano blocchi “leggi anche” e hub tematici | Aggiungi moduli recirculation, breadcrumb e link hub; costruisci pillar aggiornati |
10) Linee etiche e YMYL (per stare tranquilli e crescere)
YMYL (salute, finanza, legale): cita fonti primarie e studi; evita consigli medici/finanziari senza qualifiche.
Fact-check: linka documenti, banche dati, comunicati ufficiali; dichiara correzioni in calce.
Policy editoriali pubbliche: chi siamo, metodologia, contatti, pubblicità, correzioni.
Autori: pagine autore con bio reali, esperienze, referenze, profili verificabili.
11) Checklist operative (copiabili nel tuo CMS)
Discover-ready (per ogni evergreen)
Immagine hero ≥ 1200px +
max-image-preview:largeTitolo con beneficio chiaro e coerente
Apertura che promette valore in 2 righe
Box: checklist/FAQ/errori comuni
5–7 link interni da/per cluster tematico
Dati aggiornati (data di aggiornamento visibile)
News-ready (per ogni breaking/approfondimento)
NewsArticle completo (headline, datePublished/Modified, image, author)
Piramide rovesciata: fatti chiave subito
Una hero grande + 1–2 immagini supporto
Fonte primaria citata, linkata
Follow-up pianificato entro 6–24h
Recirculation (moduli “leggi anche”, hub tema)
12) Esempi di titoli vincenti (senza clickbait)
Discover
“Core Web Vitals: guida pratica per passare il test mobile in 7 giorni”
“Google Search Console: 12 report che ti fanno davvero crescere (con esempi reali)”
“E-commerce moda: come ridurre resi del 23% con immagini e copy di prodotto”
News/Top Stories
“Bonus edilizi 2025: cosa cambia con il nuovo decreto (tabella aggiornata)”
“Tassi BCE: perché la scelta di oggi pesa sui mutui italiani (3 scenari)”
“Cyberattacco al Comune di X: cosa sappiamo finora e come proteggersi”
13) Come integrare Discover/News nel tuo “sistema GSC”
Search console offre i pannelli Discover/Notizie: usali ogni settimana.
Crea dashboard (anche in Data Studio/Looker Studio) con: CTR Discover, % articoli in Discover, half-life, tempo al picco News, % Top Stories.
Installa routine editoriali:
Lunedì: analisi coorti Discover.
Giorno-per-giorno: monitor News e follow-up.
Venerdì: refresh evergreen + link interni.
In sintesi
Discover è spinta da visual forte + valore evergreen + E-E-A-T.
News è spinta da freschezza + affidabilità + velocità + verticalità.
La Google Search Console è il tuo radar: ti mostra dove stai sfondando e dove stai perdendo trazione.
Con playbook, KPI e checklist trasformi la “fisarmonica” in un ritmo controllato di pubblicazioni che crescono e non collassano dopo il picco.
E-commerce: come tradurre Google Search Console in fatturato reale
Molti merchant vedono Google Search Console solo come un “termometro” per clic e impression. In realtà, se usata bene, diventa un vero strumento di ottimizzazione del revenue: ti dice quali prodotti/URL hanno margine di crescita, quali query intercettano utenti pronti ad acquistare e dove stai perdendo opportunità preziose.
1) Clustering delle query: da parole chiave a categorie e prodotti
Vai in Performance → Query.
Filtra le query con intento transazionale (es. “comprare”, “prezzo”, “spedizione”, “offerta”, nomi di prodotto).
Raggruppale per categoria/prodotto e incrocia con margini → priorizza i cluster che generano più valore.
💡 Esempio:
Query “scarpe running Nike 2025” → Categoria “Scarpe Running” → Prodotto “Nike Pegasus 41”.
Se intercetti queste query ma la pagina corrispondente non è ottimizzata (title, description, scheda prodotto), stai bruciando vendite.
2) Query in “striking distance”: portale in prima pagina = più vendite
Individua query con posizionamento 6–15.
Sono prodotti o categorie già viste da Google come rilevanti, ma che non hanno ancora la spinta giusta.
👉 Azioni pratiche:
Aggiorna title/description con USPs (prezzo, spedizione gratuita, recensioni).
Aggiungi link interni da categorie padre, blog post o articoli “how to” collegati.
Arricchisci la scheda con immagini, FAQ, dettagli tecnici.
Esempio:
Un e-commerce di elettronica aveva 30 query in posizione 8–12 legate a “smartwatch Samsung”. Con ottimizzazione snippet e linking interno → +28% clic, +19% vendite.
3) Merchant listings: sfruttare la Search Console come alleato Shopping
Google integra i dati di Merchant Center anche nel report di Search Console.
Se hai markup Product e feed Merchant Center aggiornato, puoi comparire nei risultati shopping gratuiti.
GSC segnala errori di prodotto (prezzi mancanti, disponibilità incoerente).
💡 Check operativo:
Verifica che ogni scheda prodotto abbia
price,availability,brand,image.Usa immagini di qualità professionale: in Shopping vincono le foto nitide su sfondo neutro.
4) Filtri e faceted navigation: il falso amico dell’indicizzazione
Gli e-commerce hanno spesso migliaia di combinazioni di filtri (colore, taglia, prezzo).
Se Google indicizza tutto, ottieni duplicazioni.
Se blocchi tutto, rischi di perdere query preziose (es. “scarpe nere running donna”).
👉 Strategia bilanciata:
Canonical → punta le varianti al prodotto/categoria principale.
Noindex → usa per filtri irrilevanti o parametri inutili.
Indicizza selettivamente → tieni indicizzate le combinazioni con volume (da GSC + SEOZoom).
5) Workflow operativo e-commerce (45 min/sett.)
Performance → Query: individua keyword transazionali con pos. 6–15.
Performance → Pagine: verifica CTR per schede/categorie principali.
Indexing → Coverage: controlla se schede importanti risultano “Crawled not indexed”.
Miglioramenti → Product: correggi errori di dati strutturati.
Core Web Vitals: migliora performance mobile → impatta direttamente su conversioni.
6) Mini-casi studio
E-commerce moda
Problema: schede prodotto duplicate con varianti colore.
Fix: canonical + linking interno a variante principale.
Risultato: traffico organico +22%, vendite +15%.
Marketplace elettronica
Problema: CTR bassissimo su schede in top 5.
Fix: riscrittura snippet (prezzo + recensioni + “Spedizione gratuita in 24h”).
Risultato: CTR raddoppiato, +27% revenue organico.
Negozio locale online
Problema: prodotti in “Crawled, not indexed”.
Fix: sitemap ottimizzata, arricchimento schede con immagini originali e FAQ.
Risultato: +35% prodotti indicizzati, +18% vendite.
7) FAQ e-commerce in GSC
Domanda: devo indicizzare tutte le varianti di prodotto?
No. Indica canonical sulla variante principale; tieni indicizzate solo quelle con domanda reale (verificata da GSC e tool keyword).
Domanda: i dati strutturati Product bastano per comparire in Shopping?
Servono, ma è meglio integrarli con un feed Merchant Center accurato.
Domanda: perché alcune schede prodotto non si indicizzano?
Spesso sono “thin content” o duplicati. Migliora contenuto, immagini, recensioni, link interni.
Local e B2B: usare Google Search Console per essere trovati dalle persone giuste
Molti imprenditori e marketer sottovalutano un fatto: la maggior parte delle query locali o B2B non ha volumi da 10.000 ricerche al mese. Sono micro-query altamente mirate, spesso con poche centinaia di ricerche, ma con un tasso di conversione enorme.
La Search Console Google diventa quindi l’alleato perfetto: mostra le query effettive, spesso long-tail, che altri tool SEO non rilevano o stimano male.
1) Segmentare per località: leggere i dati giusti
In Performance → Paesi puoi filtrare il traffico organico per area geografica.
Se sei un’azienda locale → segmenta per regione/città e valuta quali query portano traffico.
Se sei B2B internazionale → osserva Paesi target e confronta CTR e posizionamento.
💡 Esempio locale:
Un ristorante di Firenze ha scoperto in GSC che la query “ristorante romantico firenze centro” portava impression ma non clic. Riscritta la title tag → +30% prenotazioni online.
💡 Esempio B2B:
Un fornitore di macchinari industriali ha notato traffico da Polonia e Germania non previsto. Ha creato landing in lingua → +25% lead export in 3 mesi.
2) Query locali: leggere tra le righe
Le query con modificatori geografici (“vicino a me”, “a Milano”, “in Lombardia”) spesso non compaiono nei database keyword, ma Google Search Console te le mostra.
👉 Azione pratica:
Raccogli queste query in un foglio.
Crea landing locali ottimizzate: testi + indirizzo + recensioni/testimonial locali.
Usa schema LocalBusiness per rafforzare il segnale.
3) Lead generation B2B: la vera miniera
In B2B, le query sono spesso dolore + soluzione:
“software per gestione documenti ISO 27001”
“macchinari per imballaggio alimentare CE”
“consulenza GDPR per PMI Torino”
Queste query hanno volumi bassi, ma ogni clic può valere migliaia di euro.
👉 Workflow operativo:
Vai su Performance → Query.
Filtra le keyword che includono standard, normative, soluzioni verticali.
Crea contenuti pillar + case study ottimizzati sulle query trovate.
Usa GSC per monitorare CTR → se basso, rivedi snippet con promesse più chiare (“Scopri come ridurre i costi del 30% con X”).
4) CTR e snippet nel B2B
Gli utenti B2B hanno poco tempo: cliccano solo se lo snippet comunica affidabilità + beneficio immediato.
Aggiungi dati strutturati Organization (telefono, indirizzo, logo).
Usa snippet con CTA chiara: “Richiedi demo”, “Scarica scheda tecnica”, “Preventivo gratuito in 24h”.
Monitora in GSC quali pagine hanno CTR basso e correggi.
💡 Esempio:
Una software house vedeva CTR al 0,8% su query “gestionale edilizia PMI”. Dopo snippet con “Demo gratuita 15 minuti” → CTR salito al 3,2%.
5) Workflow Local/B2B settimanale (30 min)
Performance → Query + Paesi → trova keyword locali/B2B.
Performance → CTR → individua pagine che intercettano query di valore ma con CTR basso.
Indexing → controlla che le landing locali/B2B siano tutte indicizzate.
Miglioramenti → LocalBusiness/Organization schema → valida che non ci siano errori.
Core Web Vitals → ottimizza soprattutto su mobile (critico per local).
6) Mini-casi studio
Studio legale B2B
Problema: non compariva per query come “avvocato GDPR Milano”.
Fix: creata landing “Consulenza GDPR per PMI a Milano” con schema LocalBusiness.
Risultato: +41% lead da traffico organico in 2 mesi.
Fornitore industriale
Problema: traffico organico non convertiva.
Fix: snippet riscritti con “Preventivo in 24h + Assistenza post-vendita”.
Risultato: CTR +65%, richieste preventivo triplicate.
Piccolo hotel di Roma
Problema: forte concorrenza OTA.
Fix: landing “Hotel boutique vicino Piazza Navona” con recensioni e FAQ markup.
Risultato: +22% prenotazioni dirette (meno commissioni OTA).
7) FAQ Local/B2B
Domanda: devo creare una pagina per ogni città?
Solo se puoi fornire contenuti unici e utili (case, contatti locali, testimonial). Evita thin content con “copia-incolla + nome città”.
Domanda: come faccio a sapere se una query è B2B?
Cerca segnali come normative, acronimi tecnici, standard industriali, software verticali. Se un utente cerca questi, ha un intento professionale.
Domanda: GSC basta per fare SEO locale?
È la base, ma integrala con Google Business Profile e citazioni NAP coerenti.
Migrazioni, redesign e lanci: il kit anti-panico
Ogni SEO o imprenditore che ha vissuto almeno una migrazione lo sa: è il momento in cui puoi perdere anni di lavoro in SERP in pochi giorni, se non pianifichi e non monitori.
La buona notizia? Con la Search Console Google hai gli strumenti per gestire la transizione senza crolli, anzi — spesso con miglioramenti se sfrutti l’occasione per ripulire.
1) Tipi di migrazioni e rischi SEO associati
Cambio dominio → rischio perdita di trust e backlink se i redirect non sono perfetti.
Passaggio a HTTPS → rischio contenuti duplicati (HTTP vs HTTPS).
Redesign/nuovo CMS → rischio di URL che cambiano, canonical sbagliati, script che bloccano il rendering.
Fusioni/siti multipli → unico sito → rischio di cannibalizzazione e link equity dispersa.
Internazionalizzazione → rischio hreflang errati, versioni duplicate.
💡 Ricorda: ogni migrazione è un’occasione per semplificare e consolidare, non per complicare.
2) Pre-lancio: checklist “salva-SEO”
Crawl completo del vecchio sito (con Screaming Frog o Sitebulb).
Salva URL, meta, canonicals, hreflang, status code.
Mappa redirect 1:1 (vecchio URL → nuovo URL corrispondente).
Evita catene e redirect multipli.
Prepara la nuova proprietà in Google Search Console.
Aggiungi dominio e sottodomini se cambiano.
Carica sitemap del nuovo sito in staging (bloccata da robots) per controllare coerenza.
Controlla robots.txt: nessun
Disallowche blocchi sezioni critiche.Aggiorna i canonical sul nuovo sito → devono puntare agli URL definitivi.
Verifica hreflang (se internazionale): i riferimenti devono coincidere con i nuovi URL.
👉 Bonus: esporta da GSC le query principali e le pagine top: saranno il tuo KPI di confronto post-lancio.
3) Go-live: i primi 7 giorni decisivi
Monitora in Page Indexing: gli errori “Submitted URL not found (404)” sono campanelli immediati.
Controlla Coverage: assicurati che le nuove sitemap vengano accettate senza errori.
Request indexing manuale per pagine critiche (homepage, categorie principali, top articoli).
Analizza Performance report: verifica che brand + query top continuino a generare impression/clic.
Errori 404 o redirect loop: correggi subito, perché Google perde fiducia velocemente.
💡 Tip: usa il report URL Inspection per verificare il rendering reale su Googlebot. Molti redesign nascondono contenuti chiave dietro script o elementi interattivi.
4) Post-migrazione: i 90 giorni di fuoco
Confronta query top pre/post (esporti prima → confronti con adesso).
CTR anomali → snippet persi? Controlla title/meta.
Crawled, not indexed → tipico di pagine duplicate/thin post-migrazione.
Core Web Vitals → i redesign spesso rompono performance. Ottimizza subito.
Backlink → controlla in GSC i link esterni che puntano a vecchi URL → aggiorna o redirecta correttamente.
👉 Imposta alert in GSC: se ci sono crolli improvvisi, ricevi notifiche immediate.
5) Workflow operativo di monitoraggio
Giornaliero (prime 2 settimane)
Copertura → errori 404, redirect, indexing.
Performance → impression e clic sul brand.
Settimanale (fino a 3 mesi)
Query top pre/post.
CTR su categorie/prodotti core.
CWV e mobile usability.
Mensile
Link esterni → verifica che puntino correttamente.
Coverage → trend pagine valide vs escluse.
6) Mini-casi studio
E-commerce moda (20.000 URL)
Problema: migrazione su nuovo CMS → 30% prodotti in “Crawled, not indexed”.
Fix: mappa redirect corretta + arricchimento schede duplicate + request indexing.
Risultato: traffico recuperato in 45 giorni, +12% vendite.
Portale editoriale
Problema: redesign con nuove URL, ma canonical puntavano ancora a vecchie versioni.
Fix: aggiornamento canonicals + sitemap pulita.
Risultato: posizionamento tornato in 3 settimane.
Software B2B
Problema: homepage persa dai risultati per
noindexrimasto nello staging.Fix: correzione robots + richiesta indexing.
Risultato: visibilità recuperata in 72 ore.
7) FAQ Migrazioni
Domanda: devo mantenere attiva la vecchia proprietà GSC?
Sì, almeno 3 mesi, per confrontare i dati e monitorare eventuali query residue.
Domanda: i redirect 302 vanno bene?
No, usa sempre 301 per segnalare il passaggio permanente.
Domanda: quanto tempo serve perché Google recepisca tutto?
Dipende dalla dimensione del sito: da pochi giorni (siti piccoli) a 2-3 mesi (siti enterprise).
Domanda: posso cambiare dominio e design insieme?
Meglio separare: un cambiamento per volta riduce i rischi. Se non è possibile, prepara redirect e monitoraggio maniacale.
API, BigQuery e automazioni: quando la Google Search Console diventa il tuo motore dati
Molti la usano solo come interfaccia grafica, ma la console Google Search nasconde un potenziale enorme nelle sue API.
Con le giuste integrazioni, i dati di GSC diventano:
storico illimitato (oltre i 16 mesi della UI),
granularità maggiore (anche oraria),
parte di workflow DevOps (per validare indicizzazione e canonical in fase di deploy),
fonte di KPI SEO aziendali (con dashboard integrate a GA4, CRM e strumenti BI).
1) Search Analytics API: la chiave di accesso ai dati
L’API principale permette di estrarre:
Query, pagine, Paesi, device.
Clic, impression, CTR, posizione media.
Segmentazioni per data, con fino a 5 dimensioni combinate.
📌 Cosa puoi fare in pratica:
Creare dashboard SEO aziendali in Data Studio/Looker Studio che mostrano KPI chiave (query top, CTR, posizioni medie) senza passare dall’interfaccia GSC.
Segmentare query per brand vs non-brand.
Monitorare il rendimento di un set di URL strategici (es. top prodotti o categorie).
💡 Esempio: un e-commerce può tracciare solo le query che contengono nomi prodotto → capire se i lanci generano impression/clic → misurare ROI SEO.
2) URL Inspection API: la diagnostica automatizzata
Permette di chiedere a Google:
Se un URL è indicizzato.
Qual è il canonical scelto da Google.
Se ci sono errori di crawling o rendering.
Qual è la versione HTML vista dal bot.
📌 Cosa puoi fare:
Integrare l’API nel CI/CD pipeline: ogni volta che pubblichi una nuova release del sito, controlli automaticamente se le pagine chiave sono indicizzabili.
Validare automaticamente che non ci sia un
noindexlasciato per errore.Controllare i canonical su migliaia di URL senza farlo manualmente.
💡 Esempio: un portale news con 50 articoli al giorno può verificare in automatico che ogni articolo sia scansionabile e indicizzabile subito dopo la pubblicazione.
3) Bulk Export in BigQuery: storicizzazione senza limiti
Dal 2023 Google ha introdotto il bulk export nativo verso BigQuery.
Puoi archiviare tutti i dati di GSC giornalieri, senza i limiti della UI.
Nessun campionamento: i dati sono grezzi e completi.
Li puoi unire ad altre fonti: GA4, CRM, Ads, vendite.
📌 Cosa puoi fare:
Creare modelli predittivi per stimare come crescerebbe il traffico se migliorassi CTR o posizione su certe query.
Fare analisi stagionali (es. anno su anno, mese su mese).
Monitorare query “micro” che hanno meno impression ma altissimo valore (tipico del B2B).
💡 Esempio: un’azienda SaaS ha unito i dati GSC + CRM → ha scoperto che le query con volumi bassi portavano lead con lifetime value 3 volte superiore rispetto alle query più generiche.
4) Granularità oraria: il termometro in tempo reale
Con l’API ora puoi ottenere dati a livello orario (per finestre temporali limitate).
Perfetto per news, breaking content, promo time-sensitive.
Utile per capire in che fascia oraria conviene pubblicare o spingere.
💡 Esempio: un sito editoriale ha capito che i picchi di clic arrivavano tra le 7 e le 9 del mattino → ha spostato le pubblicazioni → +22% CTR in Discover.
5) Automazioni possibili
Alert automatici → se il CTR scende sotto una soglia su query strategiche, ricevi una notifica su Slack/Teams.
Dashboard condivise → il marketing vede CTR/posizioni, l’IT vede errori di crawling, il board vede trend di traffico.
SEO sprints → ogni 2 settimane estrai i dati, identifichi query/pagine con opportunità e le metti in backlog operativo.
6) Workflow consigliato (azienda medio-grande)
Bulk export su BigQuery → storicizzazione e sicurezza dati.
Dashboard Looker Studio → KPI visibili a marketing e management.
Alert Slack via API → crolli o anomalie subito segnalati.
CI/CD con URL Inspection API → evitare disastri post-deploy.
Forecasting SEO → unione dati GSC + CRM per stimare revenue potenziali.
7) FAQ API e BigQuery
Domanda: vale la pena usare le API se gestisco un blog piccolo?
Sì, se vuoi fare analisi storica oltre 16 mesi o se pubblichi tanto contenuto. Altrimenti la UI basta.
Domanda: BigQuery è a pagamento?
Sì, ma per dataset piccoli (fino a 10 GB/mese) resta gratuito. Per siti medi i costi sono bassi rispetto al valore dei dati.
Domanda: posso usare Excel invece di BigQuery?
Puoi estrarre i dati via API e importarli in Excel/Sheets, ma perdi in automazione e scalabilità.
Domanda: l’API può influenzare l’indicizzazione?
No, è solo diagnostica: non “forza” l’indice. Serve a capire, non a manipolare.
Sicurezza, azioni manuali e governance
Google non si limita a mostrarti dati: con Google Search Console ti avvisa se qualcosa mette a rischio la fiducia degli utenti e del motore di ricerca.
Tre aree critiche:
Problemi di sicurezza (malware, hacking, phishing).
Azioni manuali (penalizzazioni inflitte da revisori umani di Google).
Governance degli accessi (chi può fare cosa dentro la Search Console Google).
1) Problemi di sicurezza: il lato “dark” da non trascurare
La sezione Security Issues di GSC segnala anomalie che mettono a rischio utenti e ranking.
Tipologie comuni:
Malware: codice dannoso inserito nelle pagine (es. JS malevolo che ruba dati).
Phishing: pagine create per ingannare e rubare credenziali.
Contenuti compromessi: iniezioni di spam, link esterni non voluti, redirect verso siti sospetti.
Problemi SSL/HTTPS: certificati scaduti o implementati male.
📌 Azione pratica:
Usa la verifica URL per capire se il problema riguarda specifiche pagine o l’intero sito.
Dopo la correzione (pulizia server, rimozione file compromessi, aggiornamento CMS/plugin), invia Request Review da GSC.
Documenta sempre il fix: Google ti chiede “cosa hai fatto per risolvere” nella richiesta.
💡 Tip: monitora i log server + usa alert di terze parti (es. Sucuri, Wordfence per WordPress). GSC ti avvisa, ma spesso quando il danno è già avvenuto.
2) Azioni manuali: quando Google ti “boccia” a mano
Un’azione manuale non è un bug: è un giudizio umano dei revisori di Google.
Può abbattere il ranking o far sparire pagine intere dalla SERP.
Cause più comuni:
Link innaturali: acquisto massivo o schemi di link.
Cloaking o redirect ingannevoli.
Contenuti copiati/spam.
Markup manipolativo (dati strutturati falsi).
Come reagire:
Apri il report “Azioni manuali” in GSC.
Leggi la causa specifica (Google è abbastanza chiaro).
Risolvi davvero il problema: rimuovi link tossici, correggi contenuti, ripulisci markup.
Invia Request Review spiegando le correzioni → sii onesto, niente scuse.
Attendi la rivalutazione: può richiedere settimane.
💡 Tip: se ricevi una penalizzazione per link, non limitarti a “disavow”: rimuovi fisicamente i link sospetti dove possibile.
3) Governance: chi ha accesso a cosa?
La gestione utenti e permessi in GSC è fondamentale. Troppi account con accesso completo = troppi rischi.
Ruoli disponibili:
Owner (completo): può aggiungere/rimuovere utenti, modificare impostazioni. → max 2–3 persone fidate.
Full User: vede i dati, invia sitemap, richiede indicizzazione. → per SEO, marketing e IT.
Restricted User: può solo visualizzare report. → per stakeholder, clienti, manager.
📌 Best practice governance:
Applica il principio del minimo privilegio: dai solo ciò che serve.
Rivedi trimestralmente la lista utenti: rimuovi ex collaboratori.
Se sei agenzia, crea accessi “restricted” per i clienti, non “full”, a meno che non siano operativi.
💡 Tip: usa un foglio di controllo interno (chi ha accesso, con quale livello, da quando). Questo riduce incidenti di “pagine rimosse per errore”.
4) Mini-casi reali
E-commerce attaccato via malware
Sintomi: improvvisa esclusione in SERP, traffico organico crollato.
Fix: pulizia hosting, aggiornamento CMS, richiesta revisione in GSC.
Risultato: rimozione avviso in 5 giorni, recupero posizioni in 3 settimane.
Agenzia con troppi owner
Problema: ex collaboratore con accesso owner → rimosse sitemap critiche.
Fix: revisione permessi, accessi solo ai ruoli corretti.
Risultato: governance sicura e meno rischi operativi.
5) FAQ Sicurezza e Governance
Domanda: Google mi avvisa subito se ho malware?
No, può esserci un ritardo. Meglio avere anche strumenti esterni di monitoraggio sicurezza.
Domanda: un’azione manuale può essere rimossa automaticamente?
No, serve sempre una revisione manuale dopo richiesta.
Domanda: quanti Owner è meglio avere?
Idealmente 2 (principale + backup). Mai più di 3.
Domanda: posso dare accesso a un consulente esterno in sicurezza?
Sì, ma come Full User, non Owner.
Workflow settimanale (45 minuti ben spesi)
Molti aprono la Google Search Console solo quando “c’è un problema”.
Errore: GSC non è un pronto soccorso, è un check-up settimanale che, se fatto bene, ti fa risparmiare tempo e soldi.
Con 45 minuti organizzati puoi:
intercettare cali o picchi prima che diventino emergenze,
identificare query e pagine con margini immediati di crescita,
ridurre drasticamente il tempo medio di risoluzione problemi tecnici.
La scaletta dei 45 minuti
🔔 1. Alert & Recommendations (5’)
Controlla se GSC ti ha inviato notifiche (via mail o in dashboard).
Leggi le raccomandazioni personalizzate (novità 2024): sono spesso “quick wins” (es. title CTR basso, pagine scansionate ma non indicizzate).
Se c’è un problema di sicurezza o un’azione manuale → interrompi il flusso e risolvilo come priorità.
📈 2. Performance Report (15’)
Il cuore della tua routine. Qui cerchi pagine e query in striking distance.
Filtro Query 6–15 posizione → sono quelle che possono entrare in prima pagina con poco sforzo.
CTR basso con posizione buona → segnala title/description poco attrattivi.
Confronto 28 giorni vs periodo precedente → capisci trend senza farti ingannare da stagionalità.
Segmenta per mobile: se hai CTR più basso rispetto a desktop, lo snippet non è ottimizzato o la pagina non è mobile-friendly.
💡 Tip operativo: tieni un foglio di lavoro (“SEO Weekly”) dove ogni settimana segni 2–3 URL da ottimizzare.
🕵️ 3. Page Indexing (10’)
Qui intercetti errori tecnici e problemi che bloccano la crescita.
Filtra per “Crawled – not indexed”: segnala contenuti di scarsa qualità o duplicati.
Guarda se ci sono spike di errori 404 o redirect loop → segnale di migrazione mal gestita.
Monitora “Duplicate, Google chose different canonical”: se troppe pagine importanti finiscono in questa categoria, rivedi canonical e linking interno.
💡 Obiettivo: ridurre progressivamente la lista di “problemi aperti”, non lasciarli accumulare.
⚡ 4. Core Web Vitals e HTTPS (10’)
Ogni settimana scegli un problema da portare a “verde”.
Apri il report Core Web Vitals: cerca pagine con LCP alto o INP critico.
Controlla il report HTTPS: certificati scaduti, redirect errati, risorse miste.
Non cercare di risolvere tutto subito: punta a un miglioramento continuo.
💡 Tip: collega GSC a PageSpeed Insights → ottieni subito la lista dei fix tecnici per i dev.
📝 5. Piano operativo (5’)
Chiudi il check con una mini-lista di 3 azioni concrete da eseguire entro la settimana.
Esempio:
Riscrivere title/description di 2 pagine con CTR basso.
Aggiungere link interni verso una pagina “pos. 9”.
Validare fix dei canonical con URL Inspection.
Piccoli passi settimanali = crescita continua.
Varianti del workflow (per tipo di sito)
Blog personale: concentrati su query e CTR (Performance Report).
E-commerce: aggiungi Merchant Listings e dati strutturati al check.
Newsroom: guarda anche Discover/News nel Performance.
Enterprise: integra alert via API/Slack per ridurre reazione a ore, non a giorni.
FAQ sul workflow
Domanda: basta una volta a settimana?
Sì, per la maggior parte dei siti. Ma se hai un portale news o un e-commerce ad alto traffico, integra alert automatici per problemi critici.
Domanda: serve anche un check mensile?
Sì: il mensile serve per analisi più ampie (trend YOY, strategie di contenuto, link building). Il settimanale è più “tattico”.
Domanda: chi deve fare il check?
SEO/marketer → Performance e CTR.
Dev/IT → Indexing e Core Web Vitals.
Owner → solo report sintetico e alert critici.
Playbook di risoluzione problemi tecnici
Molti vedono i messaggi di errore in Google Search Console come “allarmi rossi” che bloccano tutto.
In realtà, quasi sempre sono sintomi. La chiave è leggerli come indizi: “perché Google non indicizza / penalizza questa pagina?”
Il trucco è avere un playbook, cioè una procedura chiara da seguire ogni volta che si presenta un problema tecnico.
1. Errori 404 e 500 (pagine non trovate o server giù)
Come appaiono in GSC:
Nel Page Indexing report come “Not found (404)” o “Server error (5xx)”.
In alcuni casi anche in “Crawled but not indexed”.
Perché sono critici:
I 404 isolati non sono un dramma.
I 404 diffusi su pagine importanti (categorie, prodotti, articoli linkati) erodono fiducia e link equity.
I 500 segnalano instabilità server: Googlebot rallenta la scansione → visibilità crolla.
Soluzione passo-passo:
Esporta lista URL problematici da GSC.
Controlla i log server per capire l’origine.
Se la pagina non esiste più ma aveva valore → crea redirect 301 verso risorsa simile.
Se è un contenuto valido → correggi link interni, ricostruisci pagina o risolvi bug CMS.
Per i 500 → parla subito con hosting/DevOps: priorità massima.
💡 Tip: crea una pagina 404 utile (cerca interna + link a categorie chiave), così riduci bounce e recuperi visite.
2. Problemi di canonical (duplicati, URL “non preferiti”)
Come appaiono in GSC:
“Duplicate, Google chose different canonical than user”.
“Alternate page with proper canonical tag”.
Perché sono critici:
Google non capisce qual è la versione “ufficiale” → disperde ranking.
Succede spesso con filtri e faceted navigation negli e-commerce.
Soluzione passo-passo:
Controlla con URL Inspection: quale canonical ha scelto Google?
Allinea segnali: rel=canonical, sitemap, link interni → tutti devono puntare alla stessa versione.
Elimina varianti inutili (es. parametri ?sort=, ?view=).
Seleziona pagine forti e consolida i duplicati con redirect 301.
💡 Tip: usa il report “Link interni” per verificare se stai dando troppa forza alle versioni sbagliate.
3. Contenuti duplicati o thin content
Come appaiono:
“Crawled – not indexed” ricorrente.
“Soft 404”.
Perché sono critici:
Google ignora pagine troppo simili o troppo povere.
Sprechi crawl budget e abbassi la percezione di qualità complessiva.
Soluzione passo-passo:
Individua cluster di pagine simili (es. schede prodotto con descrizioni identiche).
Decidi:
Consolidare (unica pagina forte).
Arricchire (testo originale, immagini, FAQ, recensioni).
Usa canonical/redirect per ridurre dispersione.
Aggiungi link interni verso le versioni arricchite.
💡 Tip: in e-commerce, differenzia le varianti con contenuti unici (es. scheda colore, recensioni specifiche).
4. Problemi di rendering JS
Come appaiono:
In URL Inspection → “Page is not mobile-friendly” o “Content not loaded”.
Nel report Indexing: “Crawled but not indexed” anche per pagine con contenuti ricchi.
Perché sono critici:
Googlebot può leggere HTML, ma fa fatica con JS complesso.
Se il contenuto compare solo dopo il rendering lato client → rischia di non essere indicizzato.
Soluzione passo-passo:
Usa “Test URL live” in GSC → confronta HTML grezzo e versione renderizzata.
Se il contenuto critico non appare in HTML → spostalo lato server (SSR, prerendering, hydration leggera).
Minimizza bundle JS, spezza script troppo pesanti.
Testa con Rich Results Test se i dati strutturati sono leggibili post-render.
💡 Tip: integra URL Inspection API nei tuoi CI/CD pipeline → ogni nuova release viene validata automaticamente.
5. Crawled – not indexed
Come appare:
Report Indexing → categoria più frustrante.
Perché è critico:
Google ha visto la pagina, ma non l’ha inclusa nell’indice.
Segnale: “non abbastanza valore/autorità” o “duplicazione percepita”.
Soluzione passo-passo:
Controlla qualità: il contenuto risponde davvero all’intento utente?
Rafforza linking interno → collega da pagine già indicizzate.
Aggiungi segnali di freschezza (aggiornamento data, nuovi paragrafi, immagini).
Se è pagina chiave → “Request indexing” per accelerare.
Se non porta valore → valuta di noindexarla.
💡 Tip: se hai troppe pagine in questa categoria, forse stai producendo contenuti “per Google” e non per l’utente.
6. Core Web Vitals scadenti
Come appare:
Report Core Web Vitals → “poor” o “needs improvement”.
Perché sono critici:
Peggiorano esperienza utente e, di riflesso, ranking.
Soluzione rapida:
LCP → riduci peso immagini, CSS critici, pre-carica risorse.
CLS → fissa dimensioni box media, evita inserzioni che spingono il layout.
INP → riduci JS bloccante, usa web workers.
💡 Tip: affronta 1 problema per volta → in 1 mese puoi passare da rosso a verde su centinaia di URL.
7. Procedura standard (checklist operativa)
Ogni volta che incontri un problema tecnico in GSC:
Leggi bene la descrizione di Google.
Usa URL Inspection per confermare.
Analizza impatto (quante pagine, quali importanti).
Risolvi alla radice (non solo patch).
Clicca Validate fix in GSC.
Monitora se l’errore sparisce nelle settimane successive.
FAQ “Problemi tecnici”
Domanda: posso ignorare i 404?
Solo se sono pochi e non portano traffico. Altrimenti meglio redirect o ripristino.
Domanda: perché “Crawled – not indexed” non sparisce anche dopo fix?
Serve tempo. Google può rivalutare dopo settimane. Intanto rafforza segnali di qualità.
Domanda: i Core Web Vitals influenzano sempre il ranking?
Sono segnali secondari, ma cumulativamente incidono: un sito lento perde terreno rispetto a competitor equivalenti.
Casi d’uso: Google Search Console che porta risultati concreti
Molti leggono guide e checklist, ma la domanda rimane sempre la stessa:
👉 “Ok, ma in pratica, come posso usare Google Search Console per ottenere più traffico, lead o vendite?”
Ecco alcuni scenari tipici, con numeri e azioni ripetibili.
1. Blog B2B: da contenuti “invisibili” a lead qualificati
Problema: un blog aziendale aveva 200 articoli, ma il 70% non portava traffico.
Uso GSC:
Nel Performance report, filtro query in posizione 6–12.
Identificate 27 pagine con potenziale (tante impression, CTR basso).
Riscritte meta description e title, aggiunti link interni da articoli forti.
Risultato: +38% clic organici in 30 giorni, +24% lead qualificati in CRM.
💡 Lezione: non servono nuovi contenuti → prima spremi quelli già “quasi vincenti”.
2. Newsroom: timing delle pubblicazioni
Problema: testata online vedeva oscillazioni enormi su Discover.
Uso GSC:
Tramite API oraria hanno analizzato quando i contenuti performavano meglio.
Scoperto che le notizie pubblicate tra le 7 e le 9 entravano più spesso in Discover.
Risultato: ottimizzando il timing, +22% impression da Discover in 60 giorni.
💡 Lezione: il quando pubblichi può contare quanto il cosa pubblichi.
3. E-commerce: più CTR con i dati strutturati
Problema: e-commerce con 10.000 prodotti aveva CTR molto basso rispetto a impression.
Uso GSC:
Nel report Performance hanno segmentato query transazionali con “prezzo” o “comprare”.
Aggiunti markup Product e Offer (prezzo, disponibilità, recensioni).
Monitorato report “Dati strutturati” in GSC per eliminare errori.
Risultato: +19% CTR medio su query con prezzo, +14% vendite organiche in 3 mesi.
💡 Lezione: lo snippet in SERP è la tua vetrina: se lo arricchisci, attira più clic.
4. Local business: la forza delle pagine “città”
Problema: catena di studi medici con un sito nazionale, ma poca visibilità locale.
Uso GSC:
Nel Performance report, filtro query contenenti città (“dentista Milano”, “ortodonzia Torino”).
Creata una pagina per città con contenuti unici: team locale, testimonianze, foto sedi.
Rafforzata ogni pagina con link interni dal blog.
Risultato: +31% lead via form, +18% chiamate dirette.
💡 Lezione: nelle query locali, GSC ti mostra le opportunità più concrete.
5. Migrazione complessa: nessun calo (anzi crescita)
Problema: grande portale e-commerce con redesign + cambio CMS. Rischio calo organico enorme.
Uso GSC:
Prima della migrazione, scaricata lista URL indicizzati da Page Indexing.
Mappati redirect 301 uno a uno.
Dopo il go-live, monitorati i grafici di indicizzazione e Performance per brand keyword.
Usata funzione Request indexing per le pagine top revenue.
Risultato: nessun crollo. Anzi, +12% traffico organico grazie a categorie ripulite.
💡 Lezione: GSC è l’assicurazione sulla vita nelle migrazioni.
6. SaaS B2B: da query informative a demo
Problema: software B2B aveva articoli ben posizionati, ma poche demo richieste.
Uso GSC:
Performance → identificati articoli con CTR buono ma bounce alto.
Aggiunti CTA contestuali (“Prova gratis”, “Richiedi demo”) in sezioni che rispondevano a query specifiche.
Risultato: +27% demo richieste in 2 mesi.
💡 Lezione: GSC non serve solo a “fare traffico”, ma a connettere traffico → conversioni.
7. Agenzia di viaggi online: intercettare stagionalità
Problema: lanciavano campagne last minute senza sapere quando la domanda cresceva.
Uso GSC:
Analisi query storiche su 16 mesi (API + BigQuery).
Identificati picchi di ricerca annuali per mete (es. Grecia: metà maggio, Zanzibar: settembre).
Risultato: +40% prenotazioni anticipate programmando articoli e offerte in linea con la domanda.
💡 Lezione: GSC è anche un radar per la stagionalità → ti fa battere i competitor sul tempo.
Sintesi dei casi d’uso
Blog B2B → CTR + link interni = più lead.
Newsroom → timing pubblicazione = più Discover.
E-commerce → dati strutturati = più vendite.
Local → pagine città = più contatti.
Migrazione → monitoraggio GSC = crescita senza crolli.
SaaS B2B → ottimizzazione CTA = più demo.
Viaggi → analisi stagionale = prenotazioni anticipate.
👉 Ogni settore ha i suoi “use case”, ma la logica è la stessa: leggere i dati di GSC come leva per decisioni concrete.
Template pronti: title, meta description e FAQ da copiare
Spesso i contenuti hanno buone posizioni in Google ma non raccolgono clic.
👉 La causa? Snippet poco convincenti.
Con Google Search Console puoi scoprire dove il CTR è basso e correggere subito.
Qui entrano in gioco i template: formati collaudati che parlano a intenti diversi (informativo, transazionale, locale).
1. Template Title SEO (promessa + specificità)
Il title è la prima promessa che fai all’utente.
Deve contenere la keyword principale (“google search console”, “core web vitals”, ecc.) e un beneficio chiaro.
Modelli pronti:
Guida completa:
Google Search Console 2025: guida definitiva per capire dati, risolvere problemi e crescere onlineProblema → soluzione:
Core Web Vitals scadenti? Come usare Google Search Console per risolverli passo-passoSettoriale:
Google Search Console per e-commerce: come trasformare query 6–15 in vendite realiNumero / promessa:
7 modi per usare Google Search Console e migliorare traffico e conversioni
💡 Tip: tieni il title sotto i 60 caratteri se possibile, così non viene troncato in SERP.
2. Template Meta description (beneficio + invito)
La meta description non influisce sul ranking, ma sposta il CTR.
Pensa a questa riga come a un annuncio pubblicitario gratuito.
Modelli pronti:
Generico:
Scopri come usare Google Search Console per analizzare query, correggere errori tecnici e migliorare i Core Web Vitals. Workflow settimanale incluso.Per e-commerce:
Vuoi più vendite dai risultati di ricerca Google? Google Search Console ti mostra quali pagine migliorare, come ottimizzare i prodotti e ridurre errori.Per SEO tecnico:
Google Search Console ti aiuta a diagnosticare problemi di indicizzazione, canonical e crawl budget. Segui il nostro playbook di risoluzione tecnica.Invito diretto:
Usa Google Search Console come bussola SEO: scopri query vincenti, ottimizza snippet e migliora Core Web Vitals. Leggi la guida pratica 2025.
💡 Tip: resta sotto i 155–160 caratteri.
3. Template FAQ ottimizzate
Le FAQ sono un ottimo modo per intercettare long tail e arricchire i contenuti.
Con GSC puoi capire le domande reali degli utenti (vedi query con “come”, “perché”, “cosa”).
Modelli FAQ:
Indicizzazione:
D: Perché vedo “Crawled – not indexed” in Google Search Console?
R: Significa che Google ha visto la pagina ma non l’ha inclusa in indice. Può dipendere da contenuti duplicati, bassa qualità o mancanza di link interni.Errori tecnici:
D: Come risolvo gli errori 404 segnalati in Google Search Console?
R: Se la pagina non esiste più, reindirizza con un 301 a una risorsa simile. Se è ancora valida, correggi link interni o rigenera la pagina.Core Web Vitals:
D: Google Search Console segnala “INP scadente”: cosa significa?
R: È un indicatore di scarsa reattività. Riduci il peso del JavaScript e ottimizza l’interattività.Sitemap:
D: Devo inviare la Sitemap a Google Search Console?
R: Non è obbligatorio, ma aiuta Google a scansionare più velocemente tutte le pagine importanti.
💡 Tip: puoi implementare queste FAQ in HTML con markup FAQPage per provare a ottenere rich result.
4. Micro-template per snippet irresistibili
Snippet “urgenza”:
Google Search Console mostra problemi di indicizzazione: scopri come risolverli prima che il traffico crolli.Snippet “opportunità”:
Hai pagine in posizione 6–15? Google Search Console ti dice quali spingere per salire in prima pagina.
👉 Questi template sono pensati per essere plug & play: li prendi, li adatti alla tua keyword e li inserisci nel CMS.
La differenza la vedi subito in CTR dentro GSC.
Glossario minimo: i termini di Google Search Console che devi conoscere
Quando usi Google Search Console, ti imbatti continuamente in acronimi, metriche e termini tecnici.
Questo glossario “essenziale” raccoglie i concetti chiave, spiegati in modo discorsivo e senza fronzoli.
Query
La parola chiave o frase digitata dall’utente su Google che ha fatto apparire il tuo sito nei risultati di ricerca.
💡 Esempio: query “dentista Milano” → se hai una clinica, la tua pagina appare (impression) e può ricevere clic.
Impression
Indica quante volte un tuo risultato è stato mostrato agli utenti in SERP, indipendentemente dai clic.
💡 Non confonderla con la visualizzazione della pagina: è il numero di volte in cui Google ha esposto il tuo sito.
Clic
Il numero di volte in cui gli utenti hanno cliccato sul tuo risultato in Google.
💡 Insieme alle impression, è la base per calcolare il CTR.
CTR (Click-Through Rate)
È il rapporto tra clic e impression.
💡 Se 100 persone vedono il tuo risultato e 5 cliccano, il CTR è 5%.
Un CTR basso con molte impression = title e description da rivedere.
Posizione media
La media ponderata della posizione in cui il tuo sito appare in SERP per una query.
💡 Non è una “classifica fissa”: se un giorno sei in posizione 2 e un altro in posizione 8, la media può risultare 5.
Core Web Vitals
Tre metriche che misurano l’esperienza utente:
LCP (Largest Contentful Paint): velocità di caricamento visibile.
CLS (Cumulative Layout Shift): stabilità della pagina.
INP (Interaction to Next Paint): reattività agli input.
💡 Migliorarli aiuta sia UX sia SEO.
Canonical
La versione preferita di una pagina quando esistono contenuti duplicati o molto simili.
💡 Serve a dire a Google: “Questa è la pagina principale, ignora le altre varianti.”
Sitemap
Un file XML che elenca le pagine più importanti del tuo sito.
💡 Inviarla in Google Search Console accelera la scansione e riduce il rischio che contenuti cruciali vengano ignorati.
Crawl (scansione)
Il processo con cui Googlebot esplora il tuo sito leggendo le pagine.
💡 Se ci sono errori (robots.txt, 500 server error, ecc.), Google potrebbe non scansionare tutto.
Indicizzazione
Il passaggio successivo alla scansione: Google decide se includere una pagina nel suo indice.
💡 Se una pagina è “crawled but not indexed”, è stata vista ma non ritenuta idonea.
URL Inspection
Strumento di GSC che ti mostra lo stato di un singolo URL: indicizzazione, versioni canonical, eventuali errori, rendering.
💡 È lo stetoscopio del SEO tecnico.
Rich Results (risultati arricchiti)
Snippet speciali che appaiono in SERP grazie ai dati strutturati (FAQ, recensioni, prodotti, breadcrumb).
💡 Non sempre garantiti: Google decide se mostrarli anche se il markup è corretto.
Hreflang
Un attributo che segnala a Google le versioni linguistiche o geografiche di una pagina.
💡 Fondamentale per siti multilingua: evita problemi di contenuti duplicati tra lingue.
Robots.txt
File che dice a Google quali aree del sito può o non può scansionare.
💡 Un errore nel robots.txt può bloccare intere sezioni critiche.
Manual Action (azione manuale)
Penalizzazione inflitta da Google (non dall’algoritmo) quando rileva violazioni delle linee guida.
💡 Appare come notifica in GSC → va risolta e sottoposta a revisione.
👉 Questo glossario non è solo “ripasso”: è uno strumento operativo. Quando ti imbatti in un termine nel pannello di Google Search Console, puoi tornare qui per avere la spiegazione rapida e capire subito come agire.
Conclusione: Google Search Console come bussola, non come optional
Se sei arrivato fin qui, hai ormai chiaro un concetto: Google Search Console non è un tool accessorio.
È il tuo collegamento diretto con Google, l’unico canale che ti dice – senza stime, senza filtri – come il motore vede, interpreta e serve il tuo sito nei risultati di ricerca.
Molti lo aprono solo in caso di problemi. I professionisti, invece, lo usano come una bussola quotidiana:
per leggere le query reali degli utenti,
per intercettare errori tecnici prima che brucino traffico,
per migliorare il CTR e trasformare posizioni “di confine” in click e conversioni,
per allineare SEO, contenuti e sviluppo sulla stessa fonte di verità.
La differenza tra chi “guarda” e chi “usa”
Chi guarda Google Search Console: vede i numeri, si spaventa degli errori, poi chiude il pannello.
Chi usa Google Search Console: trasforma dati in azioni → ottimizza title, corregge indicizzazione, migliora i Core Web Vitals, monitora i risultati.
La differenza si misura in CTR più alto, traffico organico stabile e ROI SEO concreto.
Prossimi passi concreti (la tua checklist)
Configura bene GSC: proprietà dominio, sitemap XML, utenti e permessi.
Fai il workflow settimanale da 45 minuti: alert, performance, indexing, CWV, piano operativo.
Monitora le query 6–15: sono le tue opportunità più rapide di crescita.
Integra GSC con GA4 e BigQuery se vuoi una visione unificata e storicizzata.
Crea un SEO Sprint: ogni 2 settimane scegli 3–5 azioni da implementare e misura i risultati in GSC.
Forma il team: marketer, dev e content editor devono parlare lo stesso linguaggio → quello dei dati ufficiali di Google.
Perché questa guida è un punto di partenza
Quello che hai letto è pensato per diventare il pillar content più utile e approfondito in Italia su Google Search Console.
Il suo scopo non era solo mostrarti cosa fa GSC, ma come integrarla nei tuoi processi per ottenere risultati tangibili.
Non trattare Google Search Console come un “cruscotto che spaventa”.
Usala come una leva di crescita continua: ogni clic guadagnato, ogni errore risolto, ogni snippet migliorato ti porta più vicino a scalare la SERP e a superare i tuoi competitor.
👉 Ora hai due scelte:
chiudere la scheda e dimenticare tutto,
oppure aprire subito Google Search Console, applicare il primo step (es. controllare query con CTR basso) e iniziare a costruire un ciclo virtuoso di crescita.
La seconda è quella che fa la differenza.
Nel caso volessi un parere esperto per l’utilizzo di Google Search console e per migliorare il posizionamento del tuo sito web su google, contattaci





